Figli, lavoro, incastri difficili. A Bologna la “banca del tempo” dei genitori. (Children, work, difficult joints. In Bologna parents’ “time banking”)

The publication “Children, work, difficult joints. In Bologna parents’ “time banking” was shared by the Corriere di Bologna (Corriere della Sera) on the 10th of May 2018.

Bologna as a pilot city for Families_Share european project: families in need give mutual help in organizing self-managed childcare. The project also introduces a web platform to facilitate sharing childcare between parents through technological tools.

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Figli, lavoro, incastri difficili. A Bologna la «banca del tempo» dei genitori

Città pilota di un progetto dell’università Ca’ Foscari per famiglie in difficoltà, che si regalano tempo a vicenda per colmare i buchi organizzativi nella cura dei bambini

BOLOGNA — Genitori (in difficoltà) che si regalano tempo a vicenda per far fronte alle esigenze delle proprie famiglie e colmare i «buchi» organizzativi che si creano — quotidianamente o saltuariamente poco conta — nella cura dei figli. Nei prossimi mesi l’aiuto reciproco tra genitori non sarà più utopia, nè una questione affidata alla buona volontà di persone esclusivamente legate da un’amicizia. Sarà un progetto vero e proprio, studiato e strutturato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, che coinvolgerà inizialmente alcune famiglie del quartiere Navile, per poi allargarsi a tutta la città, una volta messe a punto (buone) pratiche e obiettivi. Una sorta di «Banca del tempo» moderna e riadattata alle esigenze delle famiglie che devono conciliare continuamente i tempi della casa e quelli del lavoro.

Il progetto

Il progetto, coordinato dal professor Agostino Cortesi di Ca’ Foscari, si chiama «Families_Share» ed ha ottenuto i finanziamenti della Comunità europea che l’ha selezionato insieme ad altri sei progetti su oltre 100 candidature arrivate nell’ambito di Horizon 202o, il programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione. In Italia la scelta per partire con la piattaforma web, pensata per facilitare le famiglie nel condividere la cura dei bambini, è ricaduta sulle città di Bologna, Venezia e Trento. Fuori dai confini italiani, sono coinvolte Salonicco, Budapest, Amburgo e la belga Kortrijk. Quindi Bologna sarà una delle città-capofila del progetto che, come dice la stessa università Ca’ Foscari, «punta a coinvolgere soprattutto fasce di lavoratori e lavoratrici più esposte alla prolungata stagnazione economica e all’aumento del costo dei servizi di cura, con l’intento di promuovere anche l’integrazione delle famiglie migranti nel tessuto sociale».

A caccia delle famiglie

La ricerca delle famiglie interessate a partecipare alla fase embrionale della rete di auto-aiuto è già iniziata attraverso il coinvolgimento di alcune associazioni sul territorio bolognese che si occupano di bambini e di famiglie: Dadamà e Mammabo sono le prime, ma Ca’ Foscari intende coinvolgerne quante più possibile nei prossimi mesi, proprio per estendere la sperimentazione a varie zone della città. Sono bastati pochi giorni dalla pubblicazione della notizia su Facebook che le associazioni, fondate da un gruppo di mamme bolognesi, sono state subissate di richieste di genitori che vogliono entrare nel gruppo sperimentale.

I protagonisti

Il primo contatto dei genitori interessati con i ricercatori di Venezia sarà il prossimo 19 maggio presso Ca’ Larga, nel parco dello Spiraglio, dove Mammabo e Dadamà hanno già in programma un proprio evento. Da lì si creerà un «focus group» con le famiglie per individuare le esigenze più forti per i nuclei con figli. Quindi si proverà a imbastire il servizio che, già in questa fase, comunque, ha visto il coinvolgimento del Comune, dell’Asp, dell’organizzazione non governativa Mondo Donna e della Banca del tempo «Momo». Oltre a sostenere le famiglie nelle esigenze quotidiane, poi, dato il tessuto sociale bolognese, sotto le Due Torri, «Families_Share» si è posto anche come obiettivo quello di «facilitare la coesione sociale e di diventare uno strumento per promuovere l’integrazione delle famiglie a rischio di emarginazione». L’auto-aiuto dei genitori, quindi, per migliorare la comunità bolognese, partendo dai bisogni dei bambini.